Niente bonus "Nidi gratis" a Pioltello: polemiche sul regolamento, "sfavorisce le donne"
Secondo alcuni il nuovo regolamento è poco di sinistra, perché non tiene conto delle mamme che hanno perso il lavoro e cercano nuova occupazione
Accontentare tutti è impossibile e restare in equilibrio tra i conti del Comune e le necessità della popolazione non è assolutamente facile. Lo sa bene l’assessore ai Servizi sociali di Pioltello Mirko Dichio che la scorsa settimana è tornato ad affrontare la questione asili nido in Consiglio comunale rispondendo a un’interrogazione della minoranza. Nodo del contendere il bonus regionale "Nidi gratis", sospeso per l’anno 2023 a seguito delle modifiche al regolamento votate dal parlamentino all’unanimità che hanno, tra le altre cose, variato le tariffe precludendo al Comune la possibilità di accedere alla misura promossa da Palazzo Lombardia per le famiglie con Isee inferiore a 20mila euro. Ma sulla questione prima infanzia, il quadro è molto più complesso.
Stop al bonus "Nidi gratis"
Polo per Pioltello, Lega e Fratelli d’Italia hanno chiesto conto all’assessore Dichio del perché il Comune abbia rinunciato a una misura che, per le categorie più fragili, prevede l’abbattimento della quota mensile di accesso al servizio.
Nel 2022 da Regione abbiamo ricevuto 9.500 euro di rimborso a fronte di costi per il servizio di oltre 1,9 milioni di euro. Ogni bambino ha un costo di 11mila euro annui e, tolti i contributi, la comunità ne spende 8mila euro cadauno. Lo scorso anno abbiamo messo mano alle tariffe del nido ferme da 15 anni, per adeguare i costi a carico delle famiglie ed evitare di pesare eccessivamente sull’intera popolazione. Le abbiamo adeguate ai costi della mensa della scuola materna, tenendo conto che il nido è un servizio e non un obbligo per i Comuni.
ha spiegato Dichio. La modifica delle tariffe ha fatto decadere il diritto ad accedere alla misura regionale che, però, potrebbe essere richiesta per il prossimo anno, il 2024, in caso non ci siano ulteriori modifiche ai costi.
Perplessità sul regolamento
Ma più che i nidi gratis, a creare malcontento è stata la scelta di inserire un criterio discriminante nella composizione delle liste di accesso e di attesa per i nidi: per poter avanzare la richiesta, infatti, entrambi i genitori devono dimostrare di essere occupati. In precedenza questo aspetto era solo un elemento che contribuiva in maniera maggiorativa al punteggio per la graduatoria, ma dal 2023 è diventato "conditio sine qua non". Sollevando non poche perplessità, specialmente nelle categorie più fragili.
Una scelta che sfavorisce le donne
Una scelta che da molti è stata bollata come "poco di sinistra" e poco favorevole alle donne, perché non tiene conto delle tante, troppe donne che in gravidanza perdono o devono rinunciare al posto di lavoro e, dopo il parto, faticano a ripartire.
Non ho lavoro e ho appena partorito Mi è stato detto che, al compimento dei 6 mesi, non potrò iscrivere mia figlia al nido. Come faccio a trovare un lavoro se non ho nessuno che può stare con la bambina? Pagare un nido privato o una baby sitter costa troppo e a questo punto sono costretta a rimanere a casa sino a quando non raggiungerà l’età per la scuola materna.
ha raccontato una mamma pioltellese. Una caso singolo, ma che coinvolge tante persone.
Attualmente i nidi comunali sono pieni: 112 frequentanti e 13 in lista di attesa. L’Amministrazione (di sinistra) dovrà valutare se riservare dei posti, almeno per un periodo di tempo di 4-6 mesi, a quelle donne che cercano lavoro: se entro il termine presentano un regolare contratto occupazionale possono conservare il diritto acquisito, altrimenti devono lasciare il posto ad altre famiglie. Una formula che, al di là degli slogan, andrebbe nella direzione delle donne incentivando anche il lavoro femminile.