E' di Pioltello il primo italiano che sta per completare una delle sfide sportive più estreme
Giulio Dubbioso, 44 anni, punta a completare il circuito di extreme triathlon: 3,8 chilometri di nuoto, 180 chilometri di bici e 42 di corsa in condizioni di notte e con 5mila metri di dislivello
Prendete uno degli sport multidisciplinari più pesanti, faticosi e impegnativi. Ecco, ora rendete le condizioni ancora più difficili e insidiose e avrete il triathlon estremo: 3,8 chilometri di nuoto in acque libere e in notturna, 180 chilometri di bicicletta con almeno 5mila metri di dislivello e infine una maratona (42 chilometri) da correre arrampicandosi per altri 2mila metri. Ebbene, l’italiano che è a un passo da completare per primo un circuito di extreme triathlon è nato e cresciuto a Pioltello.
Un ricercatore con una passione "estrema"
Giulio Dubbioso, 44 anni, a novembre sarà ai nastri di partenza della competizione che si disputerà a Knysna, in Sud Africa, ultimando in tre anni la manifestazione Xtri-series che lo ha già visto impegnato sui Pirenei, in Austria, a Brescia per lo StoneBrixiaMan e in Repubblica Ceca.
E pensare che Dubbioso non è certo un atleta professionista, tutt’altro. Nella vita, infatti, è un ingegnere navale, laureato all’accademia della Marina di Livorno, ma congedatosi per poter portare avanti l’attività di studioso diventando un ricercatore del Centro nazionale di ricerca di Roma nel settore navale.
Sono nato e cresciuto a Pioltello, tutta la mia famiglia è ancora lì. Neanche 20enne sono entrato in Accademia e sono diventato ufficiale della Marina. Ho preso un dottorato e poi mi sono congedato per proseguire la carriera di ricercatore. Ho sempre giocato a pallone da piccolo e amavo correre. Da giovanissimo, quando andavo in Sicilia a trovare i parenti, mi piaceva svegliarmi alle 4 per andare a correre in montagna.
ha raccontato.
La scoperta del triathlon
La scoperta del triatlhon è avvenuta poco tempo fa, quando aveva già 38 anni.
Ho visto un servizio su una donna che a 85 anni si impegnava ancora in questo sport e sono rimasto affascinato. La corsa non era un problema, il nuoto nemmeno, mi mancava solo la bicicletta. Mi sono buttato e ho iniziato con le gare tradizionali del triathlon olimpico, dove le distanze da coprire sono più corte. Ma non si addiceva a me, così sono passato all’Ironman e poi ho scoperto l’extreme.
Se il triathlon olimpico prevede 1,5 chilometri di nuoto, 40 chilometri di bici e 10 di corsa, nell’Iron sono più che triplicate (3,8km - 180km - 42km) e lo stesso vale per la versione estrema. Ma le difficoltà ambientali e i dislivelli contribuiscono a rendere la competizione, se possibile, ancor più ostica.
Condizioni ai limiti dell'umano
Basti pensare che un atleta del mio livello ci mette 18 ore a finire un triathlon estremo, sei in più di quelle che ci vogliono per un Ironman.Anche i partecipanti sono molti di meno: nelle competizioni cui ho preso parte, infatti, ai nastri di partenza eravamo in 100 provenienti da tutto il mondo e io spesso sono l’unico italiano.
Per supportare un impegno fisico così gravoso, Dubbioso si allena due volte al giorno per circa 17 ore settimanali. Inoltre è seguito da un allenatore personale (Roberto Locatelli di San Bovio) dal nutrizionista (il professore Luca Mondazzi), dal fratello Domenico ("che si prende cura delle mie articolazioni"), ma soprattutto dall’accompagnatore Fabrizio Ortolani, che sta al suo fianco durante le competizioni come previsto dai regolamenti per motivi di sicurezza e incolumità degli atleti.
Il merito è... delle donne
Non sono un professionista, devo ringraziare mia moglie che sopporta questa mia passione con infinita pazienza. Uno dei motivi che non mi fa allentare mai la presa è il fatto che posso ispirare o aiutare ragazzi più giovani e non, nello sport ma anche nella vita di tutti i giorni. Persone normalissime come me possono fare cose apparentemente molto difficili, ci vuole impegno, dedizione e sacrificio.
Da questo punto di vista, l’ispirazione del 44enne è stata la madre.
Mia mamma è rimasta parzialmente paralizzata da piccola a causa della Poliomielite e da allora ha avuto problemi di deambulazione. Però è lei che mi ha trasmesso la caparbietà di non arrendermi mai di fronte alle difficoltà e la capacità di credere sempre nei miei sogni.