Non solo PizzAut, a Cologno una pasticceria con ragazzi autistici
L'obiettivo è di realizzarla nel bistrot Quanto Basta: la raccolta fondi per avviare un laboratorio inclusivo
Il Progetto Ma’amul prende il nome dal dolce che verrà preparato e sfornato nel laboratorio del bistrot Quanto Basta di Cologno Monzese, in piazza San Matteo. Ma dietro questa parola c’è molto di più, ossia l’obiettivo di creare un percorso inclusivo e formativo dedicato a ragazzi autistici. Perché il lavoro è un diritto di tutti, anche se non soprattutto dei più fragili.
Un dolce capace di promuovere l'inclusione
I Sassi di Betania (Onlus che gestisce il locale all’ombra della Pieve di San Giuliano) e Mondoabaut (realtà attiva nella promozione della conoscenza delle problematiche legate ai disturbi dello spettro autistico) hanno deciso di lanciare tante sfide in una. Con una raccolta fondi aperta sulla piattaforma online Ideaginger.it, le due associazioni - supportate anche da Bcc Milano - si sono poste diversi traguardi: acquistare gli strumenti per avviare il progetto, fornire un corso Haccp per gli operatori coinvolti, attivare il laboratorio per quattro ragazzi, dalle 15 alle 18, da ottobre a maggio 2024 e avviare la produzione del biscotto Ma’amul, da servire poi ai clienti dello stesso Quanto Basta.
Primo obiettivo raggiunto, ma la raccolta fondi va avanti
Il primo obiettivo prefissato è stato di raggiungere quota 5mila euro. Una missione compiuta con diversi giorni di anticipo rispetto alla scadenza della campagna di raccolta fondi, che terminerà il 18 settembre 2023.
"Con 11 giorni di anticipo rispetto alla scadenza del 18 settembre, abbiamo raggiunto e superato l’obiettivo che ci eravamo prefissati: 5.000 € per sviluppare il nostro progetto Ma’amul di pasticceria inclusiva per ragazzi con diagnosi di autismo di ogni livello di funzionamento - hanno spiegato da La Pieve - Ma come dice il detto: l’appetito vien mangiando! E allora sei ancora in tempo per dare il tuo contributo. Saremo così in grado di coinvolgere nel progetto un numero ancora maggiore di futuri pasticceri".
Il dolce sapore del Ma’amul
Nel medio termine si vorrebbe allargare la formazione a più futuri pasticceri e progettare un locale interamente gestito da ragazzi con disturbi dello spettro autistico, ampliando la produzione del Ma’amul anche ad altre realtà della ristorazione. La Pieve, dopotutto, ha nel proprio Dna un’attenzione speciale per l’inserimento, il coinvolgimento e la partecipazione attiva di persone fragili o provenienti da contesti difficili.
I ragazzi coinvolti, seguiti da un analista del comportamento certificato e con l’aiuto di operatori specializzati, tecnici comportamentali Aba e un vero e proprio training, impareranno a produrre i Ma’amul: biscotti della tradizione mediterranea con pasta frolla, datteri, fichi e frutta secca, che diventano anche il simbolo dell’unione tra due realtà che collaborano per un progetto di inclusione e formazione.
"L’unico ingrediente che manca sei tu", è stato l’appello de I Sassi di Betania e di Mondoabaut per sostenere un progetto che va ben oltre i "semplici" confini di Cologno. E che parla di opportunità.
L'inizio del progetto destinato ora ad ampliarsi
Due ragazzi, uno di 20 anni e l’altro di 12, sono già "ai fornelli". Entrambi hanno intrapreso dalla diagnosi, avvenuta quando erano dei bambini, un percorso basato sull’analisi del comportamento applicata (Aba).
La missione di Mondoabaut
Il più giovane è Matteo, il figlio di Mara Navoni, presidente di Mondoabaut. Avranno a disposizione gli strumenti della pasticceria e saranno supervisionati da un analista del comportamento. Al momento Matteo e il suo "collega" hanno a disposizione un pomeriggio a settimana al Quanto Basta, ma l’obiettivo a lungo termine è riuscire ad aprire una pasticceria gestita interamente da ragazzi autistici, così da poter offrire a sempre più persone un’opportunità per integrarsi nel mondo del lavoro.
L’associazione nasce dalla volontà della famiglia di Navoni di mettere a disposizione degli altri le esperienze di vita derivate dall’incontro con la diagnosi, l’analisi del comportamento applicata e tutti i suoi miglioramenti. Si cerca quindi di offrire a più utenti possibili un percorso simile a quello di Matteo, ma con costi più accessibili attraverso l’aiuto dell’associazione.
"I percorsi sono quasi interamente a carico delle famiglie - ha spiegato Navoni - Richiedono fondi, tempo e attenzioni: senza sostegno, in pochi possono usufruirne".
Il supporto alle famiglie che affrontano la diagnosi
Il fine ultimo è supportare le famiglie in difficoltà dopo aver ricevuto la notizia della diagnosi di autismo. I mezzi usati da Mondoabaut sono molteplici: cerca innanzitutto di raccogliere fondi per sostenere i suoi progetti, così da potersi affiancare a dei professionisti e iniziare un progetto di vita personalizzato. L’associazione vuole essere un punto di riferimento: è possibile rivolgersi al sodalizio ogniqualvolta subentri la necessità di reperire informazioni, anche di natura burocratica. Mondoabaut ha creato un Centro, in via Tasso, che ha le sembianze di una normale casa, così che i bambini possano più facilmente imparare in un contesto naturale e trasferire facilmente le abilità acquisite nella loro quotidianità.