Crollo della gru a Torino: richiesti cinque rinvii a giudizio
Nella tragedia persero la vita Roberto Peretto, 52 anni, di Cassano d'Adda, e Marco Pozzetti, 54enne di Carugate
Cinque rinvii a giudizio sono stati chiesti dalla procura di Torino per il crollo nella gru che il 19 dicembre 2021, in via Genova, costò la vita a tre operai: Roberto Peretto, 52 anni di Cassano d’Adda, Marco Pozzetti, 54 di Carugate e Filippo Falotico, 23 di Coazze (Torino). Due i passanti feriti.
Cinque indagati
Sotto accusa ci sono operai e titolari delle società, come ci informano i colleghi di Prima Torino.it, indagati per omicidio colposo, per i quali verrà chiesto il rinvio a giudizio. Per gli inquirenti, la tragedia fu causata da una serie di omissioni e superficialità nei controlli: chi doveva non ha monitorato adeguatamente la situazione.
In particolare, sono chiamati a rispondere dell’accaduto Enrico Calabrese, ex titolare della ditta colosso nel settore autogrù dei mezzi speciali, Stefano Sprocatti di Locagru, Mirzad Svrka, il manovratore che quella mattina pilotava il braccio dell’autogrù e che ha firmato il piano di sicurezza, Federico Fiammengo, titolare della società edile appaltatrice dei lavori di rifacimento del palazzo.
Secondo gli inquirenti, quest’ultimo non aveva chiesto il piano di sicurezza operativa, non aveva coordinato i lavori né verificato l’adeguatezza dei materiali. Le stesse omissioni sono state contestate anche a Roberta Iandolino, coordinatrice della progettazione ed esecuzione dei lavori che, per il pubblico ministero Giorgio Nicola, non avrebbe richiesto e visionato il piano di sicurezza e controllato che l’autogrù fosse adeguata al montaggio alla torre edile. La donna è anche indagata con l’accusa di falso in un fascicolo connesso, su un verbale fasullo di un sopralluogo mai effettuato.
Per gli inquirenti, la tragedia è stata causata da omissioni e superficialità nei controlli: non ci sarebbe stato, quindi, un monitoraggio adeguato.
Le indagini
Già a febbraio erano emersi i primi risultati dell’indagine, che puntavano il dito contro mancati controlli, mezzi posizionati a un’altezza non conforme e una manovra sbagliata.
Il procuratore aggiunto Vincenzo Pacileo e il sostituto Giorgio Nicola avevano iscritto cinque persone nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo plurimo.
Le consulenze tecniche, di cui erano già trapelati alcuni particolari nei mesi scorsi, avevano giocato un ruolo fondamentale. Inizialmente si era parlato solo di errore umano e superficialità nella gestione, ma poi erano emerse nuove informazioni.
Secondo i periti, il manovratore aveva a disposizione un mezzo non idoneo, troppo basso rispetto all’altezza prevista dal manuale per issare il braccio mobile della torre. E chi avrebbe dovuto controllare, per la Procura, non l’aveva fatto trascurando di consultare il piano di sicurezza operativo.
Secondo i periti, con alcuni accorgimenti tecnici l’operazione di montaggio si sarebbe potuta completare. Ma anche in questo caso nessuno avrebbe provveduto a metterli in campo. Inoltre, il manovratore avrebbe sbagliato l’aggancio nell’ultima azione di sollevamento, anche a causa di cavi elettrici che non erano stati rimossi.
Le gru si spezzarono trascinando a terra, da un'altezza di quaranta metri, le tre vittime.