C'era anche un generale di Cassano alla Marcia su Roma
Cent'anni fa, il 28 ottobre 1922, migliaia di fascisti si diressero sulla Capitale minacciando la presa del potere con la violenza.
Emilio De Bono, residente a Cassano d'Adda dove è stato tumulato, fu uno dei quadrumviri della Marcia su Roma.
C'era anche un po' di Cassano d'Adda alla Marcia su Roma
Aveva trascorso la sua vita dedicandola al fascismo, ma la mancata adesione alla Repubblica di Salò gli costò la vita. Il generale Emilio De Bono, quando nell'autunno 1943 venne costituita la Repubblica sociale, non seguì l'esempio di altri gerarchi che già erano riparati all'estero, ma rimase a Cassano d'Adda, respingendo le sollecitazioni a passare in Svizzera e accettando, degradato, il processo di Verona, che ne decretò la morte per fucilazione alla schiena per alto tradimento all'età di 77 anni.
Il giorno 18 ottobre 1922, a dieci giorni dall’avvio delle manovre che avrebbero portato il fascismo al potere, i “quadrumviri del fascismo” si riunivano a Bordighera per definire il piano d’azione in vista dell’imminente marcia.
Tra di loro c'era anche De Bono, nato a Cassano il 19 marzo 1866.
La storia del generale
Studiò all'accademia militare e, nel 1912, prese parte alla guerra italo-turca in Libia. Promosso colonnello dei Bersaglieri, venne pluridecorato nella Prima guerra mondiale: questa esperienza bellica gli ispirò la celebre canzone "Monte Grappa, tu sei la mia patria" che, nel 1918, fu musicata da Antonio Meneghetti.
Al termine della Grande Guerra, De Bono aderì al Fascismo, e, anche se non prese parte in prima persona allo squadrismo, essendo il quadrumviro più anziano (il quadrumvirato era composto dal segretario del partito Michele Bianchi, dall'ufficiale dell'esercito cassanese e da due influenti capi dello squadrismo, Italo Balbo e Cesare Maria De Vecchi) guidò la marcia su Roma delle camicie nere e, poco dopo la nascita del governo Mussolini, assunse le cariche di direttore generale della Pubblica sicurezza e di primo comandante della milizia.
Governatore della Tripolitania dal 1925 al 1928, nel 1929 Benito Mussolini lo nominò ministro delle Colonie, mantenendolo però all'oscuro dei suoi intrighi politici. Comandante delle truppe italiane durante le prime fasi della Seconda guerra italo-abissina, assunse una tattica prudente e per questo venne sostituito dal duce con Pietro Badoglio.
Prima della sostituzione, conquistò Massaua e arrivò alle porte di Adua: in quello stesso giorno fu nominato maresciallo d’Italia.
Ispettore delle truppe d'oltremare nel 1939 e poi comandante delle Armate sud, si oppose all'ingresso italiano nella Seconda guerra mondiale.
Membro del Gran Consiglio del Fascismo, dopo essersi già opposto all’introduzione delle norme della legislazione razziale, il 25 luglio 1943 votò la sfiducia a Mussolini.
Catturato dalle truppe della neonata Repubblica sociale italiana, venne condannato a morte per alto tradimento e giustiziato, dopo il processo di Verona, l'11 gennaio del 1944.
Il corpo del generale De Bono è seppellito nel cimitero di Cassano, all’interno della cappella della famiglia Bazzi-DeBono.