Il Comune perde ancora davanti al Tar, la famiglia Sinti resta nell'ex Casa della Legalità
Il giudice amministrativo ha rigettato la richiesta dell'Amministrazione di abbattere lo stabile che tra il 2018 e il 2021 era entrato nel patrimonio comunale.
Un nuovo capitolo alla vicenda che lega l'Amministrazione comunale di Trezzo Sull'Adda alla Casa della Legalità di via Brasca. Mercoledì 22 giugno 2022, il giudice amministrativo del Tribunale di Milano ha infatti rigettato la richiesta del Comune di demolire lo stabile, tornato un anno fa nelle mani della famiglia Sinti che lo costruì nel 2001.
La Casa della Legalità resta in piedi... Ma ora è in mano agli "sfrattati"
Giù le mani dall'ex Casa della Legalità. Lo stabile, tornato nella disponibilità della famiglia Reinard, che lo costruì abusivamente nel 2001, resta dov'è. E' questa la decisione del Tar di Milano, che per la terza volta è tornato ad occuparsi della vicenda e, per altrettante, ha dato ragione alla famiglia Sinti.
La vicenda risalirebbe al 2001, quando in via Brasca, su un terreno di proprietà della famiglia Sinti ma all’interno del Parco Adda Nord (e su cui, per questo motivo, era vietato costruire) era sorta la villetta del contendere. L’Amministrazione dell'epoca, guidata dall'allora sindaco Danilo Villa, aveva effettuato la prima contestazione, dando il via a una pendenza giudiziaria per chiederne l’abbattimento. Già nel 2003, però, i Reinard avevano ottenuto un condono edilizio. Tuttavia, il Comune, non ha mai dato parere favorevole a questa «sanatoria» e, nel marzo 2018, facendo riferimento alla contestazione originaria del 2001, era riuscito ad ottenere lo sfratto e il sequestro dell'immobile.
Da qui l’avvio di tutta la querelle legale, terminata con due sentenze (una del Tar e una del Consiglio di Stato) che hanno ridato, a maggio 2021, la proprietà dell'immobile ai Reinard. Negli ultimi tre anni, l'Amministrazione aveva trasformato la palazzina nella Casa della Legalità, un campus destinato a scuole e associazioni del territorio. Una realtà che, al momento della riconsegna dello stabile, ha dovuto per forza di cose cessare di esistere.
Contestualmente alla riconsegna della struttura, però, il Comune aveva notificato alla famiglia anche una richiesta di demolizione. Una brutta sorpresa per i Reinard, che avevano immediatamente contestato l’atto ancora davanti al giudice amministrativo. E mercoledì, dopo oltre un anno dalla notifica, è arrivata la sentenza: l’edificio resta in piedi e nelle mani dei Reinard.
L'avvocato Francesco Lilli: "Il Comune sta perdendo 3 a 0"
Queste le parole dell'avvocato della famiglia Reinard Francesco Lilli:
"E con questa siamo 3 a 0 per noi - ha commentato l’avvocato - Il giudice ha stabilito nuovamente che è stato il Comune a non aver rispettato le regole. Ora aspettiamo soltanto di capire se intenderanno fare appello anche a questo dispositivo".
Il servizio completo nell'edizione della Gazzetta dell'Adda in edicola e nell'edizione sfogliabile online per smartphone, tablet e Pc da sabato 25 giugno 2022.