Il Comune perde in Tribunale: la maxi antenna per la telefonia si farà
L'Amministrazione di Cologno Monzese aveva detto "no" a un operatore, ma i giudici hanno dato ragione al privato.
Il Comune perde in Tribunale: la maxi antenna per la telefonia si farà. L'Amministrazione di Cologno Monzese aveva detto "no" a un operatore, ma i giudici hanno dato ragione al privato.
Il Comune sconfitto al Tar: l'antenna si farà
La richiesta era stata di installare un palo alto quaranta metri, con un’antenna e la predisposizione per altre quindici, oltre a tre parabole e ventuno unità radio dotate di varie tecnologie. Solo che il Comune aveva deciso di stoppare la domanda di autorizzazione presentata dalla società Infrastrutture Wireless Italiane-Inwit Spa, incentrata sui nuovi impianti di teleradiocomunicazione anche 5G che l’operatore avrebbe voluto posizionare in via Cesare Battisti, a San Maurizio al Lambro, nel "cuore" della frazione e in un’area industriale.
Il Tribunale amministrativo regionale della Lombardia, al quale la società si era appellata presentando un ricorso, ha disposto con una recente sentenza l’annullamento del provvedimento di negazione emesso dall’Area Servizi tecnici e Suap di Villa Casati. Una vittoria su tutta la linea da parte dell’operatore, al quale l’Amministrazione ha dovuto rifondere le spese legali (per 4mila euro più Iva) e accessorie. Il giudice della Seconda sezione del Tar ha di fatto riconosciuto come legittimo l’intero architrave del ricorso.
Il "no" dell'Amministrazione
Villa Casati aveva giustificato il suo "no" in base a una serie di criticità: tra queste, il non avere il titolo di concessionario di frequenze (l’installazione, infatti, è destinata a ospitare i ripetitori di due grandi compagnie telefoniche), senza tralasciare che il Municipio aveva prossima l’intenzione di adottare un regolamento per gli impianti di telefonia per evitare l’insorgere del far west e per individuare la migliore soluzione localizzativa, lontana per esempio dai luoghi ritenuti sensibili. Il procedimento davanti alla giustizia amministrativa era stato intavolato nella primavera dello scorso anno e a oggi non c’è ancora traccia, però, di questo documento.
Arpa aveva dato l'ok all'installazione
Sullo sfondo, tra l’altro, c’è il responso dell’Arpa, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale, che sull’eventuale rischio legato all’esposizione dei campi magnetici non aveva avanzato alcuna criticità, rilasciando parere favorevole all’installazione.
Tuttavia l’Amministrazione aveva deciso di andare dritta per la sua strada. E si è scontrata contro un muro. «Non poteva porre come condizione ostativa all’installazione della stazione radio la presentazione di piani di sviluppo da parte di tutti gli operatori di telefonia - ha sottolineato il giudice - Inoltre non poteva negare l’autorizzazione con riferimento a un regolamento di futura emanazione".
La mancanza di un regolamento comunale
Che di fatto, quindi, ancora non c’è. "La normativa vigente attribuisce carattere prioritario all’esigenza di assicurare la realizzazione di infrastrutture di telefonia mobile, perché considerate di pubblica utilità - si legge ancora nella sentenza - Possono essere collocate in qualsivoglia zona del territorio comunale, in modo che sia realizzato un servizio capillare".
I Comuni, di fatto, possono porre dei divieti per quanto riguarda la collocazione di antenne in luoghi specifici (ospedali, case di riposo e scuole, per esempio). Non altrettanto per quanto riguarda le distanze. Questo per "non pregiudicare l’interesse nazionale alla copertura del territorio e all’efficiente distribuzione del servizio", ha concluso il giudice.