Il ricordo

Lottò contro i nazifascisti, addio al partigiano Angelo Bonetti

Vimodrone in lutto per la morte del 96enne. Il sindaco Dario Veneroni: "La sua scomparsa rende la nostra città più povera".

Lottò contro i nazifascisti, addio al partigiano Angelo Bonetti
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Lottò contro i nazifascisti, addio al partigiano Angelo Bonetti. Vimodrone in lutto per la morte del 96enne. Il sindaco Dario Veneroni: "La sua scomparsa rende la nostra città più povera".

Addio al partigiano di Vimodrone Angelo Bonetti

La storia da partigiano di Angelo Bonetti iniziò quando decise di disertare e di non arruolarsi nella X Mas. Poi l'avventura da resistente al nazifascismo sui monti della Bergamasca nelle fila della Brigata Issel, soprattutto in Val Taleggio. Un impegno per la libertà del proprio Paese che venne suggellato e coronato nel 2016 con il conferimento della Medaglia della Liberazione da parte dell’allora ministro della Difesa Roberta Pinotti. Un'esperienza che Bonetti (residente a Vimodrone dal 1948) volle raccontare circa cinque anni fa in un piccolo volume da lui stesso rilegato. 

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Angelo Bonetti nel 2016 mentre mostra la Medaglia della Liberazione conferitagli dal ministro della Difesa

Il ricordo del sindaco: "Senza Angelo Vimodrone è più povera"

"La scomparsa di Angelo Bonetti rende Vimodrone più povera - ha dichiarato il primo cittadino - I suoi valori e la sua passione civile però ci accompagneranno sempre. Ricordandoci ogni giorno di quanto sia bella, importante e mai scontata la libertà".

"Rischiavo di essere fucilato ogni giorno"

In occasione della Festa della Liberazione dello scorso anno, Veneroni ebbe un colloquio telefonico con Bonetti, per condividere con lui alcuni ricordi personali, che rappresentano però la memoria di tutti.

"Ho imparato presto a scalare le montagne e ad adattarmi - raccontò Bonetti alla Gazzetta della Martesana, dopo la cerimonia di conferimento della Medaglia della Liberazione - Dormivamo vestiti e spesso ci capitava di dover scarpinare per portare dei rifornimenti ai compagni in altri rifugi. Più volte ci siamo scontrati con i tedeschi: diedero fuoco alla casa di un paesino in cui eravamo rifugiati. Siamo scappati e abbiamo iniziato a sparare e lanciare bombe a mano per scacciarli. Rischiavo di essere fucilato ogni giorno perché ero un partigiano e avevo disertato la leva militare, ma in quel periodo ho conosciuto mia moglie Luigia, che ho sposato finita la guerra".

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