"Così ho capito di essere una vittima di violenza e mi sono rivolta alla Rete Viola"
Il racconto di Rebecca, vittima di violenza, e di Francesca, l'operatrice che l'ha accompagnata nel percorso di rinascita.
"La cosa più difficile è rendersi conto della situazione in quale ci si ritrova, capire che si è vittima di una relazione e che bisogna trovare un modo per uscirne". Sono le parole di Rebecca (nome di fantasia), una delle tante, troppe donne che si sono rivolte al Centro Antiviolenza Viola per cercare l'appiglio per tirarsi su dal baratro di violenza in cui erano precipitate.
"La relazione con quell'uomo non era sana"
Nel giugno dello scorso anno mi sono recata alla caserma dei Carabinieri vicina a casa mia per chiedere consiglio circa la situazione che stavo vivendo con il mio ex compagno, con il quale avevo interrotto la relazione nei mesi precedenti, anche se ci stavamo riavvicinando. La parte più difficile di tutta la mia storia è stata rendermi conto che la relazione che avevo con quell’uomo non era sana.
I militari della Compagnia di Cassano d'Adda non sono rimasti indifferenti e l'hanno indirizzata verso la Rete Viola, la realtà formata da 28 Comuni dell'Adda Martesana per contrastare la violenza di genere e qualsiasi forma di sopruso. Così Rebecca è entrata in contatto con le operatrici del Centro Antiviolenza che hanno avviato con lei un percorso di rinascita.
In particolare a seguirla nelle prime fasi è stata Francesca, una delle operatrici che con tatto, sensibilità, empatia e delicatezza ascoltano le donne che si rivolgono al centro anche solo per cercare di fare chiarezza nelle loro vite.
Sono Francesca, ho 32 anni e da qualche anno sono un’operatrice d’accoglienza del Centro antiviolenza Viola. Lo scorso giugno ha telefonato al nostro Cav Rebecca con la quale ho avuto un primo colloquio qualche giorno dopo. Durante la chiamata mi ha raccontato di aver ricevuto il nostro contatto dai Carabinieri da cui si era recata per avere informazioni circa la situazione che stava vivendo. Fin dalle prime frasi capisco che è molto spaventata, anzi dichiara di avere paura dell’ex compagno.
Anche tu #nonchiuderegliocchi
Il racconto di Rebecca e Francesca lo potete trovare sul giornale in edicola, ma il messaggio che entrambe hanno voluto lanciare è chiaro e va ribadito con forza: chi è vittima di violenza non deve sentirsi solo. E' per questo motivo che la Rete Viola, in collaborazione con i Distretti sociali e con le realtà del territorio ha dato avvio alla Maratona Virtuale #nonchiuderegliocchi.
Un'iniziativa pensata per sensibilizzare la popolazione su tematiche che troppo spesso passano nell'indifferenza generale, buone solo per post "acchiappa like" in occasione della Giornata internazionale delle donne o nella Giornata contro la violenza di genere. Ogni giorno, invece, siamo chiamati a essere sentinelle del territorio, a non chiudere gli occhi di fronte a quei segnali che possono riguardare un amico, un parente, un vicino di casa.
Fulcro dell’iniziativa la pagina web sulla piattaforma reteldono.it «nonchiuderegliocchi-reteantiviolenza» che permetterà di far conoscere la realtà di Viola e raccogliere donazioni a sostengo delle varie attività. L’invito simbolico è di percorrere una porzione della maratona virtuale, lasciando un segno della propria partecipazione nel contrastare la violenza di genere.
Facendo una donazione economica, certo, ma anche condividendo una foto o un pensiero sui social network utilizzando l’hashtag #nonchiuderegliocchi.