il caso

I lavori sulle sponde dell’Adda si “mangiano” terreni privati

Succede nei pressi della diga di Sant'Anna, a Fara, e a segnalarlo, nei giorni scorsi, sono stati alcuni cittadini.

I lavori sulle sponde dell’Adda si “mangiano” terreni privati
Pubblicato:

I lavori sul fondale dell’Adda spostano la sponda e “mangiano” pezzi di terreni privati. Succede nei pressi della diga di Sant’Anna, a Fara, e a segnalarlo, nei giorni scorsi, sono stati alcuni cittadini tra i quali, anche qualche proprietario che si è visto “portare via” dal nuovo alveo qualche metro di terreno.

I lavori sul fondale dell’Adda spostano la sponda

Non è rimasto loro che provare a contattare il Comune per chiedere ragguagli sull’opera di scavo e di accumulo di materiale ghiaioso, in corso, dal letto del fiume alle sponda. Il Comune avrebbe confermato, secondo il racconto, l’intervento di “sghiaiamento” del fondale messo in campo dalla società proprietaria della diga, in accordo con il “Parco Adda Nord”.

La protesta

“Il Comune avrà pure saputo qualcosa, ma noi non ne sapevamo nulla. Neppure un avviso, nulla – hanno spiegato, mostrando gli effetti dell’intervento, conclusosi dopo una settimana di lavori – Una mattina arriviamo qui, sul nostro terreno, e vediamo i mezzi al lavoro. Peccato che, al di qua della sponda, questi siano terreni privati. Il demanio ha competenza per un certo numero di metri, tra l’argine e l’interno. Ma qui sono andati e venuti senza badare troppo alla distinzione tra aree demaniali e aree private”.

Poca informazione

“Oltre tutto, non c’erano cartelli di lavori in corso, né di concessioni in atto, né un’area di cantiere delimitata – hanno sostenuto – Probabilmente il Comune, il Parco e la società proprietaria della diga erano in regola, non abbiamo dubbi: ma perché non avvisare anche i legittimi proprietari? Se era un intervento urgente, capiamo, la sicurezza è fondamentale, ma questo modo di procedere lascia dubbi. Quando ho chiesto a uno dei lavoranti perché accumulassero sassi e ghiaia sulla sponda, senza neppure includerli in gabbie, per bloccarli (e fare così un lavoro migliore e utile per il mantenimento della linea dell’argine), mi ha detto che quelle erano state le indicazioni, e che il terreno era demaniale” ha raccontato un cittadino.

Quali conseguenze?

“Vorremmo risposte, vorremmo capire – hanno aggiunto – Con questi interventi sulla sponda, con la retrocessione, l’assestamento e l’accumulo di materiale proveniente dal fondale, sono cambiate le dimensioni di alcuni terreni privati. In alcuni punti, almeno. Il fiume è più largo ora. A questo punto, come si determina l’area demaniale e l’area non demaniale? Ci saranno conseguenze sui valori economici dei terreni? E sui tributi?”. A quanto pare, sono circa una decina gli appezzamenti di terreno privato (oggi incolti o adibiti alla riforestazione dell’area lungo l’Adda) che insistono a ridosso della sponda farese, dalla diga alla passerella dopo il Linificio. Un tempo erano invece usati dai proprietari per la coltivazione di mais o per la piantumazione di alberi da cui ricavare la legna da vendere. “Un accumulo di materiale fatto in questo modo non serve a molto – hanno aggiunto – Con le piogge, le piene e l’innalzamento del fiume decine di metri cubi di ghiaia cadranno di nuovo in acqua, rimodificando la sponda”.

Seguici sui nostri canali