conflitto di interessi?

Caso camici, la Procura chiede il rinvio a giudizio per il Presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana

La Procura di Milano ha deciso: Fontana e altri tre imputati dovranno rispondere delle accuse a processo.

Caso camici, la Procura chiede  il rinvio a giudizio per il Presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana
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Nella giornata di ieri, 2 dicembre 2021, la Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio del Governatore di Regione Lombardia Attilio Fontana per il  caso che lo vede coinvolto insieme al cognato per l'assegnazione di una fornitura di camici a Regione avanzata senza i regolari permessi e appalti.

Caso camici: chiesto il rinvio a giudizio per Fontana

Il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana potrebbe dover rispondere davanti al giudice per la vicenda legata alla fornitura diretta di camici alla Dama spa. Il governatore è infatti il cognato di Andrea Dini, titolare dell’azienda finita nel mirino della magistratura per una commessa assegnata irregolarmente nei mesi della prima ondata dell’emergenza sanitaria del 2020.

L’affidamento diretto della commessa a Dama, che non era presente nell’elenco ufficiale dei fornitori della Regione, era stato svelato da un’inchiesta della trasmissione Report. Nello specifico la vicenda riguarda la fornitura di 75mila camici venduti al prezzo di 6 euro l’uno, assegnata il 16 aprile 2020 dalla centrale acquisti regionale Aria. Per i magistrati si tratterebbe di un’assegnazione senza gara che sarebbe avvenuta in conflitto di interessi, visto il legame tra Fontana e il titolare della società, della quale la moglie del governatore (non indagata) detiene il 10 per cento delle quote.

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La difesa di questi mesi di Fontana

Fin dall'inizio delle indagini Fontana si è sempre detto tranquillo per le proprie azioni, dichiaratamente consapevole di aver agito esclusivamente nell'interesse della Regione, per evitare che la Lombardia subisse danni, "camuffando" l'assegnazione senza gara per donazione.

Durante un intervento effettuato a Luglio 2020 nell'aula del Consiglio Regionale Fontana aveva dichiarato:

Da pochi giorni ho appreso che la magistratura mi attribuisce un ruolo nella cosiddetta trasformazione della fornitura da onerosa a gratuita. In realtà la vicenda è molto semplice e oso dire banale – ha sottolineato il Fontana -  Sapevo che Dama si era resa disponibile a rendersi utile e ad offrire un contributo per rispondere all’emergenza. Lo aveva già fatto in precedenti occasioni e la fornitura di camici rientrava nell’ambito di tale disponibilità. L’assessore Cattaneo aveva interpellato Dama e altri imprenditori disposti a dare una mano. Tutte e cinque le aziende che avevano dato la loro disponibilità hanno visto acquistati i loro camici.

Dei rapporti negoziali Aria/Dama – ha specificato – non l’ho saputo fino al 12 maggio scorso, data in cui mi si riferiva che era stata concordata una rilevante fornitura di camici a titolo oneroso. Sono tutt’ora convinto che si sia trattato di un negozio del tutto corretto. Ma poiché il male, così come il bene, è negli occhi di chi guarda, ho chiesto a mio cognato di rinunciare al pagamento per evitare polemiche e strumentalizzazioni".

Gli altri accusati nel "Caso camici"

Gli altri accusati nel "Caso camici" sono il cognato di Fontana Andrea Dini, l'ex direttore generale di Aria Filippo Bongiovanni, un altro dirigente di Aria e il vicesegretario generale del Pirellone Pier Attilio Superti.

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I commenti politici

In merito alla decisione della Procura di rinviare a giudizio Fontana non sono mancati commenti politici.

Dal Pd Lombardia Peluffo e Pizzul fanno sapere:

“Apprendiamo della richiesta di rinvio a giudizio del presidente Fontana e di importanti dirigenti di Regione Lombardia per la vicenda dei camici acquistati dalla società del cognato del presidente. Non intendiamo entrare nella vicenda giudiziaria, all’interno della quale Fontana e gli altri avranno modo di chiarire la loro posizione, ma questi sviluppi giudiziari ci ricordano come Regione Lombardia non abbia gestito in maniera adeguata le prime ondate del Covid, dimostrando grande inadeguatezza dal punto di vista organizzativo se non, addirittura, come ipotizza la magistratura, comportamenti al di fuori della legalità. Si tratta di una brutta pagina per la storia recente della nostra Regione che non possiamo dimenticare e che i lombardi sicuramente non dimenticheranno.”

Sulla questione è intervenuto pure Massimo De Rosa, capogruppo del M5S Lombardia:

"Le responsabilità in merito all’inadeguatezza politica dell’Amministrazione Fontana e del centrodestra a trazione leghista in Lombardia, sono già evidenti a tutti. Questa è la Giunta degli scandali e delle gaffe e così sarà archiviata dai lombardi. La notizia del rinvio a giudizio, che permetterà alla giustizia di far chiarezza in merito all’accusa di frode in pubbliche forniture, non sposta di una virgola il giudizio sul loro malgoverno".

 

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